Materiale
: n. 338_link  -  Data: 01.03.2021 
- Livello: C1
autore:
Roberto Tartaglione

UNA LETTERA APERTA
SULLA PAROLA "DONNA"

 

Una lettera con 100 firme per modificare la definizione di "donna" nel vocabolario Treccani.it.
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DA REPUBBLICA-CULTURA del 05.03.2021

Lettera aperta ai responsabili del dizionario
"La Treccani cambi la definizione di donna"

di Benedetta Perilli

Lo sapevi che la versione della Treccani online indica nel dizionario dei sinonimi, in riferimento alla parola "donna", eufemismi come "buona donna" e sue declinazioni come "puttana", "cagna", "zoccola", "bagascia", e varie espressioni tra cui "serva"?». Inizia così la lettera (che pubblichiamo in versione integrale sul nostro sito) che l’attivista Maria Beatrice Giovanardi, insieme a cento persone del mondo della politica, della cultura, della linguistica e della finanza come Laura Boldrini, Michela Murgia, Imma Battaglia, Alessandra Kustermann ma anche la vice direttrice generale Banca d’Italia Alessandra Perrazzelli, indirizza all’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani per chiedere la modifica della voce. Più inclusiva, meno sessista, più aderente al ruolo della donna nella società, più paritaria perché «allo stesso tempo, l’uomo è definito come "essere cosciente e responsabile dei propri atti", "uomo d’affari", "uomo d’ingegno", "uomo di cuore" o "uomo di rispetto"», si legge in un altro estratto della lettera. A promuovere l’iniziativa è la manager italiana Giovanardi che lo scorso novembre si era distinta per aver convinto, dopo una campagna durata quasi un anno e una petizione con oltre 35mila firme, il prestigioso vocabolario inglese Oxford Dictionary a eliminare i riferimenti sessisti dalla definizione della parola woman .

Dopo la vittoria ottenuta nel Regno Unito, dove la 29enne vive, un primo tentativo viene avviato anche in Italia con l’invio di una richiesta di revisione alla Treccani. L’enciclopedia risponde, con un intervento nella sezione dedicata alle domande del sito ufficiale e aggiungendo alcune righe alla voce online. Una richiesta, dicono, «che ci pungola a rivedere con attenzione quanto abbiamo scritto» ma che non può essere accolta perché il dizionario deve registrare l’evoluzione della lingua senza censura e specificando, dove necessario, il livello (ovvero se volgare, spregiativo, eufemistico), pur considerando «il marchio misogino che, attraverso la lingua, una cultura plurisecolare maschilista, penetrata nel senso comune, ha impresso sulla concezione della donna».

Non abbastanza per Giovanardi che torna alla carica con la lettera aperta e le sue cento firme, grazie all’aiuto di un team composto da cinque attiviste, e spiega: «Donna è il 50% della popolazione, continuo perché la voce rimane non corrispondente alla realtà e poiché reputo la risposta dell’Istituto civilmente non esauriente. Anche in Inghilterra dall’Oxford hanno risposto rivendicando l’aspetto descrittivo ma hanno poi avuto il coraggio di essere autocritici, e non autocratici».

Dal fronte Treccani Luigi Romani, responsabile sezione Lingua italiana, sull’avvio di una nuova iniziativa da parte di Giovanardi commenta: «C’è un equivoco di fondo, si prendono come sinonimi di donna i corredi sinonimici di alcune espressioni presenti nel dizionario che non sono i sinonimi per Treccani. Volendo innescare polemiche che non hanno fondamento si inquina la possibilità di avere una comunicazione corretta». E sul perché al posto, o insieme, a "donna da marciapiede", prima espressione che appare nella versione online, non trovino spazio espressioni positive come "donna manager" risponde: «Donna manager non è una espressione che può entrare nella voce sinonimi. Il corredo di espressioni sinonimiche è nutrito e così rappresentato per ragioni non linguistiche ma di natura culturale». Ora le 100 persone che firmano la lettera aperta, pubblicata in anteprima sul sito di Repubblica , domandano a Treccani di ripensare la scelta sulla definizione del sinonimo di donna eliminando «i vocaboli espressamente ingiuriosi» e «inserendo espressioni che rappresentino, in modo completo e aderente alla realtà di oggi, il ruolo delle donne nella società». Una richiesta che, secondo le persone che sostengono la campagna tra le quali spiccano anche accademiche come Giuliana Giusti, professoressa in glottologia di Ca’ Foscari, Marica Calloni, professoressa di Filosofia politica della Bicocca, Elena Ugolini, preside già sottosegretario all’Istruzione del governo Monti, non è destinata a «porre fine al sessismo quotidiano, ma potrebbe contribuire a una corretta descrizione e visione della donna».