Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini, cioè "Quello che
non hanno fatto i barbari, hanno fatto i Berberini.
Questa frase molto famosa è una "pasquinata" dedicata a Urbano VIII
Barberini (1623-1644): è il papa che ha permesso di usare le
decorazioni in bronzo del Pantheon per fare il Baldacchino di San
Pietro in Vaticano.
Le "pasquinate" sono perciò gli scritti satirici che, per secoli,
sono stati messi su una statua frammentaria conosciuta come
Pasquino. La statua si trova su un lato di Palazzo Braschi a
Roma, vicino a Piazza Navona.
È una delle statue parlanti
di Roma. Sono chiamate così perché su queste sculture, collocate in
luoghi ben visibili, di notte erano messi dei cartelli con scritti
satirici anonimi, in genere contro i papi. Altre statue parlanti
famose sono Marforio, che si trova nel cortile del Museo
Capitolino in Campidoglio ma che un tempo era ai piedi del colle; e
Madama Lucrezia a Piazza San Marco, vicino al palazzetto
Venezia. E altre ancora. Ma Pasquino è la più conosciuta.
In tutti e tre i casi si tratta di sculture antiche. Pasquino in
origine faceva parte di un gruppo statuario con Menelao che
sorregge il corpo di Patroclo morente. Si tratta della copia
romana in marmo di un'opera originale in bronzo, forse fatta dallo
scultore Antigonos (240-230 a.C.), nato nella città di Pergamo
(Turchia).
I resti di questo gruppo statuario sono stati trovati per caso nel
1501 e sistemati su un angolo del palazzo Orsini (oggi Braschi);
forse faceva parte della decorazione dello Stadio di Domiziano
(l'attuale Piazza Navona).
Perché il nome Pasquino? Per
qualcuno Pasquino era il nome di un sarto (ma c'è chi dice di un
barbiere) che parlava male di papi e cardinali; per altri era il
nome di un professore della zona. In ogni caso, dal 1501 la statua è
stata la voce dei romani: con i loro scritti anonimi potevano
criticare papi e principi, cosa che non potevano fare apertamente.
Ecco qualche altra pasquinata famosa:
Per la morte di papa Alessandro VI Borgia (1492-1503), accusato con
tutta la sua famiglia di violenza, lussuria e crudeltà: Qui giace
Alessandro sesto. È sepolto con lui / quanto venerò: il lusso, la
discordia, l’inganno, / la violenza, il delitto.
Per la morte di papa Leone X Medici (1513-1520), famoso perché
prometteva il Paradiso in cambio di soldi ("vendita delle
indulgenze"), soldi che usava per pagare i grandi progetti artistici
a Roma e a Firenze:
Gli ultimi istanti per Leon venuti, / egli non poté avere i
sacramenti. / Perdio, li avea venduti!
Dopo la morte di papa Clemente VII de' Medici (1523-1534), provocata
forse dalla scarsa bravura del suo medico, sulla statua viene messo
il ritratto del medico con la scritta: Ecce qui tollit peccata
mundi (Ecco quello che toglie i peccati del mondo).
Per la morte di Paolo III Farnese (1534-1549), papa grandissimo ma
accusato di "nepotismo", cioè di avere concesso ricchezze e poteri
ai suoi parenti: In questa tomba giace / un avvoltoio cupido e
rapace. / Ei fu Paolo Farnese, / che mai nulla donò, che tutto
prese. / Fate per lui orazione: / poveretto, morì d'indigestione.
Contro Donna Olimpia Pamphilj (Pimpaccia), la cognata di Papa
Innocenzo X Pamphilj (1644-1655): Per chi vuol qualche grazia dal
sovrano / aspra e lunga è la via del Vaticano. / Ma se è persona
accorta / corre da Donna Olimpia a mani piene / e ciò che vuole
ottiene. / È la strada più larga e la più corta.
Famosa la pasquinata contro Napoleone Bonaparte, che aveva il vizio
di prendere le opere d'arte nei paesi conquistati e portarle in
Francia. Si tratta di un colloquio con Marforio:
Marforio: È vero che i francesi sono tutti ladri? / Pasquino:
Tutti no, ma BonaParte!
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Ricostruzione del gruppo statuario di Menelao che sorregge il corpo
di Patroclo morente, conosciuto come "Pasquino",
a cura di Bernhardt Schweitzer (Leipzig, Institut für Klassische
Archäologie der Universität) |
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