Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Roberto Tartaglione

 

IL NOVELLINO

 
Sette brani adattati in italiano moderno
Note storiche e culturali
Apparato di immagini a cura di Giulia Grassi
 
 

Livello elementare 2 - intermedio 1


 
PROLOGO

Questo libro è una raccolta di "fiori del parlare", di bei gesti, di belle risposte, di grandi atti di coraggio, di preziosi doni e grandi amori del passato.
E chi avrà cuore nobile e intelligenza sottile, in futuro potrà adattarli ai nuovi tempi, cambiarli, riraccontarli a modo suo, in pubblico e in privato (farne magari una raccolta di letture per studenti stranieri!), per il piacere di quelle persone che non sanno e vogliono sapere.
E se i fiori che proponiamo vi sembrano mischiati con parole o con storie meno belle, non offendetevi! L'oro risalta di più su uno sfondo nero; per un solo frutto a volte piace tutto un orto e per pochi fiori tutto un giardino. E molte persone, in tutta una lunga vita, hanno saputo fare o dire una sola cosa buona.


Il lupo e la volpe, illustrazione tratta da "Le favole di Esopo" in un'edizione del 1491 LA VOLPE, IL LUPO E IL MULO

Una volpe, mentre passeggiava per un bosco, vide per la prima volta nella sua vita un mulo. Ebbe paura e scappò.
Più tardi parlò con un lupo e gli raccontò che aveva incontrato uno strano animale.
"Bene - disse il lupo - andiamo a vedere questo animale!"
Dopo un po' trovarono il mulo e anche il lupo fu molto sorpreso.

"Come ti chiami?" domandò la volpe al mulo.
"Il mio nome in questo momento non mi viene in mente... Ma, se tu sai leggere, guarda sotto il mio piede di dietro, perché sta scritto lì."
"Eh, mi dispiace, ma io non so leggere." disse la volpe.
"Lascia fare a me - disse allora il lupo - perché io so leggere molto bene!"
Il mulo alzò allora il suo piede destro di dietro e lo mostrò al lupo.
"Ma io veramente... non vedo molto bene..."
"Certo, è scritto piccolo. Ma vieni più vicino, così puoi leggere meglio!"
Il lupo andò più vicino guardando con attenzione.
A questo punto il mulo gli tirò un calcio talmente forte che il lupo morì immediatamente.
Allora la volpe scappò via pensando:
"Be', è chiaro che uno che impara a leggere non può essere tanto furbo."


IL FILOSOFO VOLGARIZZATORE

C'era un filosofo che passava il suo tempo a volgarizzare la scienza e a spiegare le cose a uomini e donne.
Una notte fece un sogno e vide le Dee della Scienza che, come prostitute, stavano in un bordello.
"Che succede? - domandò - Ma voi, non siete le Dee della Scienza?"

JACOPO ZUCCHI, Giove, Minerva e Tersicore, 1584-1585 (Roma, Villa Medici, Camera delle Muse)

"Certo!" risposero.
"E allora, cosa ci fate in un bordello?"
"Perché sei sorpreso? Sei tu che ci fai stare qui!"
Il filosofo allora si svegliò e capì che volgarizzare la scienza significa umiliare il vero sapere.
E la morale è: non tutto è per tutti.


BALDASSARRE PERUZZI, Partenza di Traiano per la seconda campagna dacica, 1511-1513 (Ostia Antica, Salone dell'Episcopio) TRAIANO

Traiano fu un imperatore famoso per il suo senso della giustizia.
Un giorno, mentre stava per partire per la guerra, una vedova lo fermò per strada e gli disse:
"Signore, voglio giustizia: mio figlio è stato ucciso e i colpevoli sono ancora liberi!"
E l'imperatore le rispose: "Appena tornerò dalla guerra io farò giustizia degli assassini di tuo figlio."
"E se tu non torni?" chiese la donna.
"Allora ci penserà il mio successore." disse ancora Traiano.

"E se il tuo successore non farà quello che tu prometti ora?" continuò lei.
Allora l'Imperatore Traiano scese da cavallo, fece giustizia degli assassini e solo dopo partì per la guerra.

Molti anni dopo (Traiano era già morto da parecchio tempo) diventò papa Gregorio Magno che, conoscendo il senso di giustizia dell'imperatore Traiano, andò a pregare sulla sua tomba e lo fece disseppellire.
Quando la tomba fu aperta tutti videro che il corpo di Traiano era quasi tutto tornato alla terra, tutto, escluso lo scheletro e la lingua. E questo prova che era stato un uomo giustissimo e che sempre giustamente aveva parlato.
Così Papa Gregorio pregò per lui e si dice che, per miracolo, le preghiere del Papa fecero uscire l'anima dell'imperatore dall'inferno e la fecero volare in paradiso: l'anima di un uomo che non era nemmeno cristiano!


UN CHIACCHIERONE

In una bella casa di Firenze stava cenando una sera un gruppo di amici. Verso la fine della cena uno di loro cominciò a raccontare una novella lunghissima, che non finiva mai.
Allora un servo, che forse aveva voglia di andare a mangiare anche lui, lo chiamò per nome e gli disse:
"Guarda che quello che ti ha raccontato questa storia non te l'ha insegnata tutta!"
"E perché no?" domandò il chiacchierone.
"Perché non ti ha insegnato come finisce" rispose il servo.
E così il chiacchierone si vergognò e rimase buono e zitto tutto il resto della serata.


Miniatura medievale raffigurante un marito che picchia la moglie UN VERO AMICO

Castellano da Cafferi di Mantova era il podestà di Firenze quando nacque un grosso problema fra due uomini fiorentini, Pepo Almanni e Cante Caponsacchi.
Questi due ormai si minacciavano violentemente e Castellano, per far concludere quella lite, decise di mandarli in esilio tutti e due.
Mandò Pepo in una città qualunque, mentre Cante Caponsacchi, che era un suo vecchio amico, lo mandò a Mantova e gli disse che poteva andare a vivere a casa sua, presso la sua famiglia.
E Cante fu così grato di questo a Castellano che andò perfino a letto con sua moglie.


ARISTOTELE

Un giorno un giovane chiese al grande filosofo Aristotele:
"Maestro, ho visto una cosa che mi ha colpito molto: un vecchio, ma veramente vecchio, faceva delle cose vergognose e incredibili. Se la vecchiaia fa fare queste pazzie, allora è meglio morire giovane!"
Aristotele allora gli disse:
"Vedi, la vecchiaia indebolisce un po' tutti i cervelli, e io non posso farci niente. Ma un consiglio te lo posso dare: mentre sei giovane fai solo cose giuste, belle e virtuose, insomma, comportati sempre bene. In questo modo, quando sarai vecchio vivrai sempre in modo dignitoso. Forse non per natura o per ragionamento, ma almeno perché sarai abituato!"

RAFFAELLO, Aristotele, partic. della "Scuola di Atene", 1509-1511 (Città del Vaticano, Appartamenti Papali)
 

NOTA 1 - GENERALITÀ

Le novelle della raccolta sono state scritte fra il 1281 e il 1300, certamente da un unico raccoglitore, ma probabilmente da due differenti autori.
Poche sono le informazioni su questo testo. Anche il titolo è arbitrario e relativamente recente: le edizioni più antiche infatti sono note con l'intestazione Libro di novelle e di bel parlar gentile o anche Le cento novelle antiche.
Il Novellino è il titolo che, inventato con successo da Giovanni della Casa nella prima metà del Cinquecento, fu poi adottato ufficialmente solo molto più tardi, in una edizione del libro del 1836. Un titolo questo che peraltro crea qualche confusione con un'altra raccolta di novelle, Il Novellino di Masuccio Salernitano (1410-1475).
Nulla si sa sull'autore o sugli autori. Probabilmente il raccoglitore delle storie è un fiorentino che ha riorganizzato un materiale attinto soprattutto dalla tradizione del nord Italia.
Certo è che molte volte nelle novelle compaiono errori "culturali" grossolani (Socrate è presentato come un filosofo romano, Gregorio Magno quasi contemporaneo di Traiano ecc.): si pensa perciò a un autore legato all'ambiente dei mercanti, buon conoscitore della tradizione letteraria francese e provenzale, delle canzoni di gesta e dei romanzi cavallereschi e d'amore, con una certa nostalgia per i vecchi ideali cortesi.
Riguardo ai destinatari si può ben immaginare che le novelle fossero rivolte a un pubblico appartenente alla classe mercantile.
La gloria del Novellino fu presto offuscata dal successo del Decameron di Boccaccio, opera certamente di più alta e complessa struttura narrativa e che tuttavia attinse dal Novellino non pochi spunti e idee.

 
 
NOTA 2 - LA VOLPE, IL LUPO E IL MULO

Le novelle che vedono come protagonisti gli animali hanno una tradizione antichissima che si richiama in particolare a Esopo, vissuto in Grecia durante il VI secolo a.C., l'autore della più grande e sistematica raccolta di favole sugli animali dell'antichità. Le sue storie furono lette, tradotte e rimaneggiate per molti secoli e costituirono il modello per molta letteratura posteriore, sia greca che latina.
Le favole di Esopo erano sempre concluse da una morale: sembra però che questa morale sia un'aggiunta posteriore.
In epoca latina e durante il Medioevo ebbero invece fortuna i "Bestiari", in cui, oltre a una descrizione scientifica delle varie bestie, è sempre presente una esposizione di carattere didattico, morale ed allegorico. I Bestiari furono fonte di ispirazione per molti artisti, pittori e scultori, specie nell'arte romanica e gotica.
Certamente umoristica è questa storia del Novellino, in cui l'asino non rappresenta come spesso succede la "stupidità" e il lupo non simboleggia la "aggressività": e la morale sembra essere "meglio un asino vivo che un dottore morto".

 
 
NOTA 3 - IL FILOSOFO VOLGARIZZATORE

Nella mitologia greca le dee della scienza sono le Muse, figlie di Zeus e divinità del canto, del suono e della danza. In età ellenistica a ogni musa fu attribuito uno specifico campo del sapere: Clio, musa della poesia epica e della storia; Urania della poesia didascalica e dell'astronomia; Melpomene della tragedia; Talia della commedia; Tersicore della poesia orale e della danza; Erato della poesia amorosa, della deometria e della mimica; Calliope della poesia elegiaca; Euterpe della poesia monodica; Polinnia della danza e del canto sacro.
Le Muse divennero in seguito le protettrici di ogni scienza umana.

 
 
NOTA 4 - TRAIANO

Marco Ulpio Traiano nato nel 53 d.C., fu adottato come figlio dall'imperatore romano Nerva (che aveva bisogno di un uomo di grande prestigio al suo fianco) e alla morte di lui, nell'anno 98 d.C., divenne imperatore.
L'età di Traiano è sempre stata ricordata come un'epoca di grande sicurezza politica e finanziaria. Fra i vari problemi interni che Traiano dovette affrontare, ci fu anche quello dei cristiani, con cui fu intransigente ma non crudele (per esempio volle che i giudici non tenessero conto delle denunce anonime) e sempre lontano dalla vera persecuzione.
La sua fama rimase a lungo nella tradizione latina come quella di un uomo saggio e giusto.
Papa Gregorio I, detto Magno, nacque a Roma, da nobile famiglia, intorno all'anno 540. Divenne papa nel 590, in un periodo di gravi difficoltà per l'Italia in seguito alla fine dell'autorità imperiale e alle continue devastazioni barbariche. Riuscì ad avere ottimi rapporti con i Longobardi (che fece convertire al cristianesimo), con i Franchi e i Visigoti.
Attento amministratore dei beni della chiesa, tollerante verso gli ebrei (cui concesse la libertà di culto) morì il 12 marzo del 604.
Secondo la tradizione (dalla Vita di San Gregorio del IX secolo, di Giovanni Diacono, alla Divina Commedia di Dante Alighieri, Purgatorio X,73) per il senso di giustizia dimostrato durante il suo regno e per questo atto verso la donna romana narrato dal Novellino, Traiano fu richiamato in vita da papa Gregorio Magno il tempo necessario per convertirsi al cristianesimo ed ottenere la vita eterna.

 
 
NOTA 5 - UN VERO AMICO

I personaggi della storia sono tutti realmente esistiti. Di Castellano da Cafferi si sa che fu podestà di Firenze nel 1240.

 
 
NOTA 6 - ARISTOTELE

Aristotele nacque a Stagira, in Grecia, nell'anno 384 a.C. e fu maestro di Alessandro Magno. Nel Medioevo molti racconti e aneddoti narrano in modo talvolta didattico e altre volte umoristico il rapporto tra il grande filosofo e il grande sovrano, i consigli che il maestro dava all'allievo e le domande che il giovane faceva al filosofo.
In realtà all'inizio del XIII secolo la filosofia aristotelica, che si diffuse grazie a traduzioni fatte alla corte siciliana di Federico II di Svevia, incontrò una fortissima opposizione perché ritenuta anticristiana: più volte gli antiaristotelici riuscirono a far proibire la lettura dei testi del filosofo, senza però mai poter cancellare la sua influenza sulla cultura del periodo.