Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma |
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I primi tre capitoli della Grammatica avanzata si intitolano: il presente, il passato, il futuro. All'interno di ciascun capitolo si guarda a quali possibilità ci sono in italiano - dal punto di vista dei tempi verbali - per esprimere questi tre tempi. Il tutto naturalmente con un occhio attento, oltre che alla temporalità, anche alla modalità. Con un esempio: per parlare del futuro posso usare sì il futuro, quello semplice e quello anteriore; ma posso usare anche il condizionale, semplice e composto; posso usare l'imperfetto indicativo; posso usare anche l'imperativo; posso usare alcune costruzioni con il verbo avere o con i verbi modali; e posso usare perfino il passato prossimo. Insomma: "La distinzione fra passato, presente e futuro è solo un'illusione, anche se ostinata" (Albert Einstein). Il quarto capitolo segnala le caratteristiche sull'uso degli ausiliari essere e avere. Avere ed essere, secondo Erich Fromm, sono modalita' esistenziali, entrambe sono potenzialita' della natura umana: alla base della modalita' esistenziale dell'avere vi e' un fattore biologico, la spinta alla sopravvivenza, alla base della modalita' esistenziale dell'essere c'e' il bisogno di superare il proprio isolamento, che e' una condizione specifica dell'esistenza umana. Noi, molto più modestamente, facciamo solo giustizia della "regoletta scolastica" per cui i verbi transitivi userebbero avere e quelli intransitivi essere: questo capitolo poi propone alcune schede piuttosto ricche che elencano quali verbi hanno la doppia possibilità e usano indifferentemente entrambi gli ausiliari e anche quali verbi usano essere o avere a seconda del loro valore grammaticale. Qualche cenno infine anche alla differenza d'uso di ausiliare in frasi come non ho potuto fermarmi e non mi sono potuto fermare. Il quinto capitolo riguarda l'articolo: le regole sul suo uso e non-uso sono più complicate di quello che si possa immaginare: e per gli stranieri che hanno una lingua madre priva di articoli, come slavi o turchi, il problema è quasi insuperabile. Basti pensare che diciamo Prodi e Berlusconi (due uomini) ma la Melandri e la Mussolini (due donne); diciamo la regina Elisabetta (con articolo), ma Lady Diana (senza articolo). Diciamo Giove ma diciamo la Terra; diciamo la Corsica, la Sardegna, ma Cipro, Creta, Taiwan. Diciamo il Castello Sforzesco ma Castel Sant'Angelo. Insomma, abbastanza per spaventare anche gli studenti più zelanti! |
Sesto e settimo capitolo
riguardano l'avverbio
e l'aggettivo,
con una particolare attenzione alla loro posizione nella frase.
Non è di immediata intuizione il fatto che si dica Lui parla sempre (e sarebbe
scorretto lui sempre parla) mentre invece
non ci sono problemi a dire finalmente hai capito o hai capito
finalmente. |
Nel decimo capitolo troviamo un po' di esempi con l'infinito, il tempo più facile del sistema verbale italiano. Eppure è così facile che il suo uso in costruzioni un po' particolari viene spesso trascurato (... e pensare che basta così poco... Che fare?... Ah, saperlo!... Io esagerare? Mai! Parlavo di loro e eccoli arrivare! O, come dice una celebre canzone di Lucio Battisti: seguir con gli occhi un airone lungo il fiume e poi, ritrovarsi a volare!) La costruzione fare + infinito è nel capitolo undicesimo. Qual è il problema con questa costruzione? Be', se io faccio mangiare il bambino, il bambino è un accusativo (io lo faccio mangiare); ma se io faccio mangiare la minestra al bambino quello stesso identico bambino che mangia diventa un dativo (io gli faccio mangiare la minestra). Senza contare che se incontro una persona spiritosa e dico "io faccio mangiare il bambino" quella mi risponderà: "Da chi?". E se la costruzione fare + infinito è fatta con un verbo riflessivo, le sorprese non mancano. Se dico aspettare finché l'acqua bolle o aspettare finché l'acqua non bolle è uguale. Si tratta di un non pleonastico. Ma se dico sono stato bene finché ho abitato a Roma o aono stato bene finché non ho abitato a Roma il senso è tutto diverso. Insomma, come funziona questo non pleonastico? Questo è l'argomento del capitolo dodicesimo. |
Tra il capitolo
tredicesimo e il diciottesimo abbiamo raccolto invece quanti più schemi
possibili possono aiutare a districarci nel mare dei sostantivi:
nomi irregolari, nomi stranieri, nomi composti, nomi che cambiano
genere, nomi difettivi, nomi alterati: non si tratta di dare regole,
ma liste di casi: si dice tavolino e non tavoletto (ma
c'è la tavoletta e c'è anche il tavolinetto che se è
vecchio e cadente potrebbe diventare perfino un tavolinettaccio). |
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Il gerundio ha tantissime funzioni in italiano: e le analizziamo nel ventiquattresimo capitolo, con attenzione particolare anche alle frasi in cui il gerundio di una frase secondaria non ha lo stesso soggetto del verbo della principale. Concludiamo con il periodo ipotetico: e se siamo d'accordissimo che per esigenze didattiche si continui a parlare dei tre tipi di periodo ipotetico... be', sappiamo comunque che i tipi sono molti di più. E non mancano in questo capitolo esempi di frasi tipo ad avere tempo farei questa cosa, comportandomi bene mio padre mi avrebbe premiato, qualora tu abbia intenzione di farlo dovrai comunicarmelo, frasi in cui lo schema tradizionale dei tre tipi di ipotetica è davvero un po' distante. |
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