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Si sa: su due argomenti l'eufemismo è usato fino all'eccesso. Uno è la
morte (andarsene, passare a miglior vita, spegnersi ecc.) e
l'altro è il sesso. Se poi parliamo di omosessualità maschile la lista potrebbe essere infinita: quelli dell'altra sponda, quelli dell'altra parrocchia e poi frocio, ricchione, finocchio, culo, culattone, culano, culatino, bucaiolo, buso o busone, bardassa o bardascia, buggerone, checca, cupio, garrusu, invertito, gay, urningo o uraniano, femminello, mezzafemmina, pederasta, sodomita, invertito, pigliainculo. In generale i modi per chiamare gli omosessuali maschi si riferiscono o all'ano (e quindi culo, bucaiolo ecc.) o a una forma di estraneità (la pratica omosessuale è sempre degli stranieri: i giapponesi la considerano tipica dell'occidente, i coreani la vedono importata dal Giappone, in Europa lo chiamavano vizio fiorentino e in Italia si diceva buggerone, che deriva da "bulgaro"; e oggi, mentre la parola "buggerone" è scomparsa, sopravvive però ancora il verbo buggerare che - guarda un po' - corrisponde a infinocchiare). |
Fra le parole più
diffuse per definire gli omosessuali, ce ne sono tre, frocio,
finocchio e ricchione, che ricorrono con estrema frequenza
nel linguaggio parlato volgare. Tutte e tre hanno un'origine assai
incerta e noi riassumiamo qui le ipotesi più diffuse in proposito. |
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grandi
e rosse. Per questo i romani li chiamavano frocioni. |
E se nello stornello si chiama "frocio" un uomo innamorato di una ragazza è chiaro che il suo significato non può essere quello di omosessuale. L'uso della parola in questo senso è infatti caratteristico del Novecento e si è diffuso in particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non è escluso che nell'origine della parola possa anche esserci l'influenza del tedesco Frosch (ranocchio), che in inglese si dice frog (e che significava contemporaneamente "ranocchio" e anche "francese"). Possiamo quindi anche pensare che in origine frocio significava "francese-straniero" in senso negativo, poi "straniero-strano" in generale e infine "diverso, omosessuale". |
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FINOCCHIO: parola di origine toscana che si diffonde nel senso di "omosessuale" da metà dell'Ottocento. Anche per questo termine l'origine è incertissima. Alcuni ritengono che si tratti di una allusione all' "occhio fino", un modo scherzoso di indicare l'ano e in questo caso ci sarebbe il solito riferimento al senso di "buco". Altri notano che il finocchio ha il gambo vuoto e forse si allude così all'incapacità sessuale. Altri ancora sostengono che esistono due varietà di ortaggi, il "finocchio maschio" e il finocchio femmina" e il maschio sarebbe il più pregiato. |
Per molti anni è andata di moda un'altra teoria: secondo questa teoria
nel medioevo gli omosessuali venivano bruciati sul rogo e, per
nascondere l'odore di carne bruciata, si buttavano fasci di finocchi nel
fuoco. E a sostegno di questa tesi si osserva che la parola inglese foggot
significa "omosessuale" in senso spregiativo, proprio come
finocchio, e anche fascina di legna. L'ipotesi è suggestiva, ma non ha nessuna prova che la sostenga: nessun documento attesta che il finocchio fosse usato per coprire l'odore di carne bruciata nei roghi e, se anche fosse, non si capisce perché questa parola si sia collegata solo agli omosessuali e non alle altre persone bruciate sul rogo, come streghe o eretici. E per quanto riguarda la parola inglese foggot nel senso di |
omosessuale, va detto che nasce in America alla fine dell'Ottocento:
indicava un carico pesante, poi una donna pesante da sopportare, noiosa
e fastidiosa: infine (un po' come l'italiano "checca") un
omosessuale. Quindi l'ipotesi più attendibile sembra essere un'altra. Già nel medioevo il termine "finocchio" indicava una uomo senza valore, infido e traditore. Questo significato nasceva dal fatto che i semi di finocchio si usavano per aromatizzare la carne e per "infinocchiare" la salsiccia. Naturalmente i semi di finocchio non avevano nulla a che vedere con le buone e costose spezie orientali: per questo in toscano dire "essere come il finocchio nella salsiccia" significava non valere niente e anche in italiano moderno infinocchiare significa prendere in giro, imbrogliare qualcuno. Il senso quindi passa da persona di poco valore a persona incapace sessualmente cioè "omosessuale" nell'accezione popolare. |
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RECCHIONE o RICCHIONE: è parola diffusa principalmente nell'Italia del sud, attestata per la prima volta alla fine dell'Ottocento. Una ipotesi è quella che vede un rapporto fra la parola "ricchione" e la lepre, che è un "animale dalle lunghe orecchie": la lepre, secondo la tradizione, sarebbe un animale dalle abitudini sessuali un po' viziose. L'ipotesi è poco credibile. |
Allo stesso modo non è convincente chi fa risalire la parola "ricchione" a orejones, il nome dato dagli spagnoli ai dignitari Incas, accusati talvolta di perversioni sessuali. Un'ipotesi molto più interessante fa derivare "ricchione" da hircus, cioè il caprone (animale immondo con abitudini perverse). Qualcuno ha notato che in calabrese esiste il verbo arricchiare: la capra in calore che desidera il caprone (hircus) arricchia, cioè si avvicina al maschio. E quindi un arricchione è un maschio che "arricchia", cioè che desidera essere montato. Se tutto questo è vero allora la parola "ricchione" non avrebbe relazione con "l'orecchio". Il fatto strano è che il gesto di toccarsi l'orecchio per indicare un omosessuale è antichissimo (certamente già si usava nel |
Quattrocento), ed è
diffuso non solo in Italia, ma anche in altri paesi del Mediterraneo. Si
riferisce forse al fatto che gli omosessuali apprezzano l'abbigliamento
femminile e quindi ornamenti come gli orecchini? Oppure l'antico modo di
dire napoletano "quello tiene la polvere nelle orecchie"
accompagnato dal gesto di spolverarsi l'orecchio può alludere alla
posizione che assume un omosessuale passivo? Difficile dirlo. Non è tuttavia da escludere che questo gesto (di origine decisamente incerta) potrebbe essere all'origine della parola "ricchione" che, in questo caso, si riferirebbe proprio all'orecchio.
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Ci
vuole un bel coraggio a definire culattone, checca o mezzafemmina il
grande Achille, eroe "cattivissimo" simbolo di violenza e di
crudeltà (tutte prerogative considerate 'maschili'). |
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