Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Roberto Tartaglione

 

DONNE E MOTORI

 
Testo tratto da "Il tesoro Italiano", corso di lingua italiana in CD-ROM, unità "L'operaio filosofo"
Note linguistiche
On-line per concessione di DIDATTICA E METODO.
 

Livello Intermedio 1


 
Il brano riportato qui a destra è tratto dal corso di lingua italiana per stranieri in CD ROM "Il tesoro nascosto".

Il protagonista dell'avventura è Robert Chang Cupello, un ragazzo americano, figlio di un italiano e di una cinese.

Per una serie di motivi (che non racconteremo qui!) Robert viaggia per l'Italia cercando di risolvere un mistero. Durante il suo viaggio incontra diverse persone e si trova in situazioni a volte strane e a volte divertenti .

In questo brano incontra un operaio della Fiat, Calogero, un vecchio amico di famiglia.

(Naturalmente nel CD i la storia ha l'audio, i links grammaticali e culturali sono molto più complessi e poi ci sono ulteriori sussidi, traduzioni, vocabolario, filmati ecc. Ma siccome su Internet sarebbe troppo complicato riportare una intera unità didattica, bisognerà accontentarsi di questo piccolo assaggio)

On-line per concessione di DIDATTICA E METODO.

Robert - E' bello lavorare con le macchine...

Calogero - Sì, è bello... anzi bellissimo è! ...perché le macchine sono come le donne!

Robert - Come le donne?

Calogero - Sì, come le donne delle varie nazioni. Pensaci bene: la Ferrari non è un po' come la donna italiana? Bella ed elegante, ma delicata, e non tutti sanno come comportarsi con lei.

Robert - Che idea...

Calogero - E la Volkswagen? Una macchina solida e sicura su cui puoi contare in ogni situazione. La Renault invece è piena di fascino ma un po' snob, sempre pronta a dire " Vedete ? sono differente da tutte le altre". La Toyota? Carina... deliziosa... ma devi tenerla in garage e curarla molto! La Volvo ottima è, ma la carrozzeria... un po' freddina, non trovi ? La Ford è perfetta e funzionale, ma è programmata per durare poco: quando comincia a non funzionare più non si aggiusta: si cambia . La Skoda funziona bene, ma la meccanica è tutta diversa dalle nostre... io non la capisco...

Robert - Ma tu sei un maschilista !

Calogero - Maschilista io? Ma vogliamo scherzare? Io femministissimo sono! Pensa che ieri ho anche accompagnato mia moglie al supermercato!... non sono maschilista... ma le macchine sono femmine! E gli autobus maschi sono. Ci hai mai pensato ? La Cinquecento, la Seicento, la Uno... tutti i nomi di macchina sempre femminili... Invece gli autobus: il Sessantaquattro, il Trentotto, il Ventidue... vedi ? Tutti nomi maschili!

Robert - Mamma mia... perfino la tua grammatica è maschilista! Comunque... ti porto i saluti di mio padre. Ha detto che devi venire a trovarci presto in America.

Calogero - Come stanno i tuoi?

Robert - Bene, grazie. Loro adesso lavorano meno e si divertono di più.

 
 
QUALCHE NOTA SUL TESTO
 
anzi bellissimo è! - Calogero è siciliano e, in dialetto siciliano, il verbo va alla fine della frase. Quindi in italiano "standard" si dice anzi, è bellissimo, mentre Calogero usa la forma regionale anzi bellissimo è. (torna alla lettura)

Pensaci - Questo è l'imperativo del verbo pensare + la particella pronominale CI che significa a questo. L'imperativo diretto (cioè l'imperativo con tu, noi e voi) assorbe obbligatoriamente tutte le particelle pronominali. Quindi pensaci! (=tu devi pensare a questo); pensiamoci! (=noi dobbiamo pensare a questo); pensateci! (=voi dovete pensare a questo). La stessa regola sulle particelle pronominali vale anche quando il verbo è all'infinito o al gerundio, ma, in questi due casi non è obbligatoria. Perciò possiamo dire indifferentemente lui non ci vuole pensare e lui non vuole pensarci; oppure possiamo dire indifferentemente lui ci sta pensando e lui sta pensandoci. (torna alla lettura)

su cui puoi contare - CUI è un pronome relativo: in pratica quando c'è una preposizione non possiamo usare il relativo CHE ma dobbiamo servirci di quest'altra forma. Perciò si dice l'amico che ho incontrato (perché io incontro un amico) ma si dice l'amico a cui ho telefonato (perché io telefono a un amico). In realtà, in italiano, questo pronome cui è un po' in crisi. Si usa ancora molto in formule standardizzate come per cui (nel senso di per questo motivo), ma in molti casi si preferisce modificare la frase in modo da non usarlo. Nelle espressioni di tempo (in cui) è sostituito da quando: il giorno in cui = il giorno quando. Nelle espressioni di spazio (in cui) è sostituito da dove (la città in cui abito = la città dove abito). Sostituire la preposizione + cui con un CHE è invece un uso non tollerato dalla grammatica che sta avendo però un certo successo fra gli italiani (quella è la persona che gli ho parlato ieri; questo è il ristorante che ci ho mangiato l'anno scorso). Quest'uso così "scorretto" è però tollerato in una frase idiomatica: paese che vai usanze che trovi. (torna alla lettura)

snob - La parola snob la capiscono tutti. Però non è inglese. È latino (sine nobilitate). (torna alla lettura)

devi tenerla - L'infinito, come abbiamo detto prima, può formare una sola parola con la particella pronominale oppure no. Per questo devi tenerla è uguale a la devi tenere. (torna alla lettura)

durare - Il verbo durare è regolare e, per gli italiani, non ha niente di particolare. Per gli stranieri è invece un po' strano il fatto che il suo ausiliare è ESSERE (e non avere). Perciò si dice il film è durato due ore, gli esami sono durati poco, le sue proteste non sono durate, ecc. (torna alla lettura)

non si aggiusta: si cambia - Il SI impersonale in italiano ha la caratteristica di poter reggere un verbo singolare o plurale. Perciò attenzione, perché dovremo dire: in Italia si bevono molti vini oppure in Italia si beve il vino. (torna alla lettura)

maschilista - I sostantivi e gli aggettivi in -ista possono essere maschili e femminili: un uomo maschilista sarà perciò UN maschilista, mentre una donna maschilista sarà UNA maschilista. Attenzione poi alle parole: la lista, la pista, la conquista, la vista, l'intervista, la svista, la provvista, che invece sono normali sostantivi femminili. Non solo i termini che finiscono con -ista hanno questa caratteristica del doppio genere. Si comportano infatti allo stesso modo anche i nomi e gli aggettivi in -CIDA (l'omicida, il suicida, l'insetticida), quelli in -IATRA (come pediatra, odontoiatra, geriatra), e quelli in -ITA (vietnamita, moscovita, cosmopolita ecc.). Inoltre ci sono una serie di nomi/aggettivi non raggruppabili in famiglie particolari (atleta, belga, cineasta, collega, didatta, ginnasta, idiota, ipocrita, poliglotta, stratega, terapeuta... e parecchi altri). (torna alla lettura)

femministissimo - Il suffisso -issimo che tradizionalmente indica un "superlativo assoluto" è molto popolare fra gli italiani per la sua caratteristica di poter esaltare qualunque parola alla quale sia aggiunto. Il senso di questa operazione è del resto facilmente recepibile anche dagli stranieri che hanno confidenza con questo suffisso forse anche per l'influenza della lingua musicale (forte-fortissimo, piano-pianissimo). D'altra parte in italiano, specialmente nel parlato, nelle forme ironiche o nel linguaggio della pubblicità, -issimo è usato come suffisso per esaltare il sostantivo. Quindi si parla qualche volta dell'amarissimo che fa benissimo, o delle melissime dell'Alto Adige. (torna alla lettura)

i tuoi - Significa i tuoi genitori. (torna alla lettura)