Matdid, materiali didattici di italiano per stranieri a cura di Roberto Tartaglione e Giulia Grassi, Scuola d'Italiano Roma

 
 

Roberto Tartaglione

 
NOTARELLA LINGUISTICA:
I VERBI RIFLESSIVI

  

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Per uno straniero che impara l'italiano probabilmente la "regoletta" migliore da studiare riguardo ai verbi riflessivi è: i verbi riflessivi sono verbi come tutti gli altri, ma usano i pronomi riflessivi mi - ti - si - ci - vi - si; nei tempi composti l'ausiliare è essere. Come tutte le regolette di grammatica è forse un po' troppo superficiale e approssimativa: però funziona.
 
E forse sarebbe meglio che anche gli italiani studiassero così. Se andiamo infatti a guardare qualche vecchia grammatica ecco che compaiono subito quelle formule criptiche che dicono: il verbo riflessivo è un verbo in cui l'azione si riflette sul soggetto che l'ha compiuta (e siamo fortunati se cerchiamo la definizione di riflessivo! Perché se cercassimo invece la 

Riflessi a Burano

definizione di verbo transitivo le stesse grammatiche ci insegnano che il verbo transitivo è un verbo in cui l'azione transita direttamente dal verbo all'oggetto!).
 
Insomma, secondo qualche vecchio manualetto scolastico se io dico che mi arrampico su una montagna l'azione di "arrampicare" si riflette su me stesso! Mentre se io vado in montagna l'azione di "andare" non si riflette (chissà mai perché) da nessuna parte. 
 

Il fatto è che i verbi riflessivi in realtà rientrano nella grande (e complicata) famiglia dei verbi pronominali: verbi che per diversi motivi sono accompagnati da un pronome che può avere, e ha, funzioni differentissime.
 
Proviamo a vedere qualche caso.
 
1. Ci sono verbi che con il pronome riflessivo sono dei normalissimi verbi intransitivi, proprio come andare o partire: è il caso del verbo arrampicarsi (e infatti non esiste il verbo "arrampicare" se non in qualche uso un po' letterario o stilisticamente pretenzioso) e di parecchi altri verbi spesso riferiti proprio ad azioni che riguardano movimenti e atteggiamenti di una persona. Una lista indicativa:

accanirsi, accasciarsi, accigliarsi, accoccolarsi, accorgersi, accovacciarsi, accucciarsi, acquattarsi, addentrarsi, adirarsi, adontarsi, aggrapparsi, ammalarsi, ammutinarsi, appisolarsi, appollaiarsi, arrabbattarsi, arrendersi, arrovellarsi, astenersi, avvalersi, avvedersi, barcamenarsi, destreggiarsi, dilungarsi, genuflettersi, imbattersi, immusonirsi, impadronirsi, impelagarsi, impossessarsi, incanaglirsi, incaponirsi, incapricciarsi, incavolarsi, incazzarsi, inerpicarsi, infortunarsi, inginocchiarsi, intestardirsi, invaghirsi, lagnarsi, ostinarsi, pavoneggiarsi, pentirsi, ribellarsi, rifugiarsi, rivalersi, sbellicarsi, sbracciarsi, scapicollarsi, scervellarsi, schermirsi, servirsi, sgolarsi, sperticarsi, spolmonarsi, stravaccarsi, suicidarsi, vergognarsi.
 

Questi verbi hanno tutti un normale valore intransitivo e non potrò mai trasformarli in transitivi (quindi non potrò mai dire - se non con intento letterario o stilisticamente disinibito - che io inginocchio una persona, invaghisco una persona o suicido una persona; al massimo potrò dire che faccio inginocchiare, faccio invaghire o faccio suicidare qualcuno)
 
2. Ci sono poi i verbi riflessivi più aderenti a quella regoletta di grammatica di cui abbiamo parlato prima. Sono verbi transitivi come lavare o vestire. Hanno un uso propriamente transitivo (io lavo una macchina, io vesto un bambino) o un uso riflessivo (io mi lavo, io mi vesto).
Attenzione però perché anche in questi casi le cose possono non essere semplicissime. Nel caso del verbo lavarsi, infatti, è vero che io mi lavo significa "io lavo me stesso". Ma nella usatissima forma io mi lavo le mani il senso è diverso: io lavo le mie mani, io lavo le mani a me. Quindi in alcuni casi il pronome riflessivo diretto può assumere un valore indiretto (esempi nel punto 3) o forse più semplicemente un valore intensivo o affettivo (come nel punto 5)
 
3. Il pronome riflessivo può avere un valore indiretto (a me, a te, a sé ecc.) in frasi come io mi regalo un bel libro o io mi sparo. Fra questi verbi non possiamo non citare l'ironico piacersi (io mi piaccio, eh sì, ho un'alta considerazione di me stesso, oppure lui si piace, si piace troppo. Quindi è un "piacione"!)
 
4. Il riflessivo ha poi in molti casi un valore reciproco: quando dico "Ci vediamo a settembre", naturalmente non intendo dire che io vedrò me stesso e tu vedrai te - cosa certamente assai poco eccitante - ma che io vedrò te e tu vedrai me . E questo vale per una serie di verbi come abbracciarsi, baciarsi, incontrarsi, salutarsi, e anche per verbi come dividersi o separarsi.
Nel caso dei verbi reciproci bisogna però stare attenti alle possibilità di doppio senso: se parlo di una grande storia d'amore fra lui e lei e concludo dicendo che loro due si sono sposati certamente intendo dire che si sono sposati fa loro, l'un l'altro. Ma se "freddamente" comunico che un certo Francesco e una certa Maria si sono sposati non è immediatamente chiaro se si sono sposati fra loro o se si sono sposati con altre due persone.. Allo stesso modo dire che gli studenti si sono interrogati sulla lezione del professore può significare sia che gli studenti si sono fatti delle domande fra loro, sia che la lezione era così interessante che ognuno, dopo, si è posto degli interrogativi.
Quindi i pronomi riflessivi conferiscono al verbo un valore reciproco, ma questo può sovrapporsi e mescolarsi con quello normalmente riflessivo.
 
5. La verità è che se gli italiani possono usare un pronome... lo usano. E questo vale anche per i pronomi riflessivi. In un gran numero di casi "riflessivizziamo" verbi che riflessivi non sono solo per un fatto di "affettività verso noi stessi", per comunicare all'altro che quanto stiamo raccontando non è solo una "informazione" ma un modo per dimostrare di esistere, per raccontare noi stessi.
In pratica: Oggi pomeriggio guardo la televisione, fumo una sigaretta e bevo una birra è un'informazione, poco importante, fredda e distaccata. Oggi pomeriggio mi guardo la televisione, mi fumo una sigaretta e mi bevo una birra non è più un'informazione: è un modo per dire all'interlocutore "Ehi, guarda, io esisto, ci sono, e sono fatto così: ti prego, accorgiti di me!".
 
Non che questo sia tutto. Qualche complicazione per gli studenti stranieri può venire ancora dal fatto che esistono verbi che si usano indifferentemente nella forma riflessiva e nella forma non-riflessiva (per es. ricordare / ricordarsi); oppure verbi che nella forma riflessiva cambiano sostanzialmente senso (per es. chiamare / chiamarsi). Ma per oggi - in questo torrida domenica 3 luglio, molto più adatta a essere trascorsa in spiaggia che non davanti al computer - non diremo niente di più.