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								| ROMA
        2000 |  |  |  
  
   
 
    
        | Si può
        andare in due su uno scooterino? | No. Però se i due hanno il casco e
        se il guidatore non commette grosse infrazioni,
        normalmente i vigili non dicono niente. Ma se ti fermano
        non li provocare dicendo "Ma in italia lo fanno
        tutti!". Molto meglio dire "Sì scusi ho
        sbagliato." |  
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        | Perché la
        signora che mi ha invitato a cena, quando sono arrivato a
        casa sua e le ho offerto un mazzo di fiori mi ha cacciato
        via? | Perché non dovevi offrirle un
        mazzo di crisantemi che, in Italia, si usano specialmente
        come fiori da portare al cimitero e da mettere sulle
        tombe |  
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        | Perché il
        controllore in autobus mi ha fatto pagare una multa? | Perché non hai fatto il biglietto.
        Perciò paga senza fare tante storie (comunque è
        permesso dire ai-dont-spik-italian oppure nichts
        kapiren, nichts kapiren!) |  
        |  |  |  
    
        | A che ora
        passa l'autobus? | Prima o poi passa. Solo poche linee
        hanno un orario indicato alle fermate |  
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        | Perché il
        taxi che mi ha portato in albergo mi ha fatto fare una
        strada più lunga? | Probabilmente per evitare una
        strada trafficata. L'idea che i tassisti facciano una
        strada più lunga per guadagnare di più è quasi sempre
        sbagliata: il massimo del guadagno, per un tassista è
        alla partenza. Quindi
        molto meglio 2 passeggeri che fanno un chilometro che un
        passeggero che fa tre chilometri, no? |  
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        | Perché a
        Roma passano tutti con il semaforo rosso e quando sono
        passato io la polizia voleva arrestarmi? | Perché non è vero che a Roma
        passano tutti con il rosso. Succede a certi semafori
        "poco importanti" e comunque non sorvegliati
        dalla polizia. Se passi con il rosso ad un grande
        incrocio è probabile che, come all'estero, tu ti possa
        ammazzare. |  
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        | Perché in
        molti negozi i commessi si ostinano a parlare con me in
        un orribile inglese anche se io parlo abbastanza bene l'italiano? | Perché lo considerano una
        gentilezza e non pensano che tu ti offenda per questo. Se
        proprio ti dà fastidio, rispondigli nel tuo perfetto
        inglese: loro non capiranno niente e riprenderanno a
        parlare italiano. |  
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        | Perché in
        centro non si vedono bambini? | Perché non ci sono bambini |  
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        | Perché le
        donne e specialmente le ragazze se vanno anche a comprare
        solo un chilo di frutta si vestono come se andassero in
        discoteca? | Questa cosa l'ho sentita spesso. Ma
        non ci ho mai fatto caso. Quindi la risposta è: non lo
        so |  
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        | Perché gli
        italiani hanno l'ossessione della digestione (Non
        ho digerito, bevi questo che fa digerire, non fare il
        bagno per tre ore durante la digestione,
        ecc. ecc.)? | Altra domanda difficile a cui non
        so rispondere (queste domande mi stanno rovinando la
        digestione!) |  
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        | Perché
        quando in un bar chiedo a un amico italiano se vuole un
        cappuccino lui guarda l'orologio prima di rispondere? | Perché il bere, come il mangiare,
        ha i suoi riti e i suoi ritmi. Perciò è strano un
        cappuccino nel primo pomeriggio, un Campari dopo cena, il
        caffè di sera. E soprattutto ricorda: giovedì gnocchi,
        venerdì pesce, sabato trippa. |  
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        | Perché
        quando dico che sono nato venerdì 17 novembre alle ore
        17 molti italiani mi fanno le corna? | Non ti
        fanno le corna, ma fanno le corna come
        gesto di scaramanzia. Infatti il 17 è il "numero
        nero" dei superstiziosi, come il 13 in molti altri
        paesi. Il 13, in Italia, porta sfortuna solo a tavola. |  
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        |  WELCOME IN ROME |  
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        | Il brano
        è tratto da un articolo di Ennio Flaiano pubblicato sull'Espresso
        n.31, nell'anno 1972 quando il turismo di massa
        cominciava a prendere d'assalto la capitale. Nell'articolo
        si narra prima una avventura-disavventura di una famiglia
        di "tipici" turisti americani a Roma; alla fine
        della storia, uno dei turisti protagonisti dell'avventura
        scrive un piccolo "manuale situazionale" ad uso
        dei suoi connazionali che, in futuro, decideranno di
        passare le vacanze in Italia |  
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        | In
        treno: "Signore, vuol togliere i suoi piedi, le sue
        mani, la sua testa, la sua valigia, dalle mie gambe, dal
        mio costato, dal mio ventre, dal mio esofago?" 
		In albergo: "Questa
        camera, questa stanza, questa singola, questa
        matrimoniale è piccola, stretta, buia, e dà, guarda,
        affaccia, su un cortile, un vicolo, un chiassiuolo, e ha
        il bagno guasto, rotto, in riparazione, inservibile" Al museo: "Non
        desidero una guida, un opuscolo, una monografia, un
        atlante, una riproduzione, una cartolina, una copia del
        celebre quadro. Voglio soltanto vedere, visitare,
        percorrere il museo, la galleria, la pinacoteca, la
        gipsoteca" A passeggio: "Mi
        dispiace, signor mendicante, non ho denaro spicciolo,
        moneta spicciola, soldi spicci, pezzi da cinque, da dieci,
        da cinquanta, da cento lire, ma solo banconote, carta
        moneta, biglietti di stato da mille, cinquemila,
        diecimila lire" Al ristorante:
        "Cameriere, vuol dire, raccomandare, imporre al
        suonatore di violino, di chitarra, di mandolino, di
        fisarmonica di non mettermi l'archetto, il braccio, il
        gomito, le mani, lo strumento nel piatto?" |  
    
        |  | "Cameriere,
        nella minestra, nell'arrosto, nel contorno c'era un
        capello, una ciocca di capelli, una parrucca, bionda,
        bruna, castana, rossa" 
		A teatro: Signore, ciò che
        lei sta dicendo, fischiando, canticchiando, raccontando
        mi impedisce di godere, di ascoltare, di sentire, la
        musica, la commedia, la farsa, il balletto, la rivista,
        il duetto, la romanza" All'ufficio postale:
        "No, signor ufficiale postale, non voglio
        collezionare, possedere, acquistare, comprare biglietti
        della lotteria, calendari, francobolli di beneficenza, ma
        inviare, spedire, mandare un telegramma, una raccomandata,
        un vaglia, un'assicurata" |  
    
        |  |  
        | Alla polizia:
        "No, signor Commissario, c'è un equivoco (un qui-pro-quo,
        un malinteso). Io non sono il falsario (il ladro, il
        truffatore, il conducente) ma il derubato, l'ingannato,
        il truffato, il passeggero, il turista" 
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      | L'intero articolo di
        Flaiano (con un link biografico sull'autore) è pubblicato in Matdid: Welcome in Rome
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