Gli ausiliari
nella forma passiva
I due ausiliari
"tradizionali" usati per formare il passivo sono i verbi
essere e
venire: il verbo essere si può usare con tutti i tempi verbali
escluso il trapassato remoto, il verbo venire solo con i
tempi semplici e mai con i tempi composti.
Quindi si può dire
è punito ed è stato punito; era
premiato ed era stato premiato; ma potremo
dire solo viene punito e veniva premiato.
Differenze fra uso di "essere" e uso di "venire"
La forma passiva con
il verbo essere è rappresentata dal verbo essere + participio
passato: se il tempo è composto (quel negozio è stato chiuso
alle otto; l'appartamento era stato pulito prima
dell'arrivo di nuovi
inquilini) il senso passivo della forma verbale è sempre assolutamente
chiaro.
Ma se il tempo verbale è un tempo semplice (quel negozio è
chiuso alle otto, l'appartamento era pulito prima
dell'arrivo di nuovi inquilini) la frase può essere ambigua:
il
negozio è chiuso alle otto ha un valore statico,
la forma può essere
interpretata come un normale verbo essere + aggettivo e
quindi significare che alle otto quel negozio di solito è chiuso
(forse lo hanno chiuso alle sei, forse alle sette, forse proprio
alle otto). Usando invece la forma con "venire" e cioè quel negozio
viene chiuso alle otto, in questo caso la forma assume un valore
dinamico. Si capisce bene che l'azione della chiusura si
realizza proprio alle otto.
Allo stesso modo quell'appartamento è pulito e
quell'appartamento viene pulito sono frasi differenti fra loro per staticità (è
pulito = descrizione di uno stato) e dinamicità (viene
pulito = descrizione di un'azione).

ALTRI VERBI PER FARE IL PASSIVO
Certamente i verbi
essere e venire sono quelli più utilizzati per costruire forme
verbali passive.
Però, in certi casi, per illustrare meglio la modalità o
l'aspettualità di questa
forma, possiamo ricorrere anche a differenti tipi di costruzione, in
particolare attraverso l'uso di verbi come finire, rimanere
(restare), sentirsi, trovarsi, vedersi.
Per esempio:
sono emarginato =
descrizione neutra: descrizione della realtà senza un particolare
coinvolgimento emotivo da parte di chi parla
finisco emarginato = punto
finale che conclude un fatto precedente: a seguito di certe
premesse l'esito più o meno prevedibile è questo.
(si è sempre comportato male ed è finito emarginato)
rimango emarginato = conseguenza duratura di un
fatto precedente: le premesse determinano una situazione duratura (i miei vecchi
colleghi sono partiti e con l'arrivo dei nuovi, tutti più giovani,
io sono rimasto emarginato)
mi trovo emarginato =
sono sorpreso, la cosa è inaspettata non ero preparato o comunque
non immaginavo di trovarmi in questa situazione
(ho solo espresso le mie idee senza arroganza, ma nessuno era
d'accordo con me e alla fine mi sono trovato emarginato)
mi sento emarginato =
ho la percezione dell'emarginazione: potrei anche sbagliare ma
questo è quello che sento: (quando tutti sono andati alla festa
senza che nessuno mi invitasse mi sono sentito emarginato)
mi vedo emarginato = ho
dovuto rendermi conto di questa realtà (i miei amici prendevano
sempre decisioni senza consultarmi: allora mi sono visto emarginato
e ho deciso di fare quello che ho fatto senza consultarmi con loro)
Vediamo questi ausiliari ad uno ad uno:
FINIRE
è finito incarcerato, è finito dimenticato, è finito
intrappolato, è finito ucciso, è finito schiacciato.
Tutte queste forme sono agevolmente sostituibili con quelle
basate sul verbo essere senza che il significato cambi in
modo sostanziale: è stato incarcerato, è stato
dimenticato, è stato intrappolato, è stato ucciso, è stato
schiacciato.
La forma con finire però esprime meglio il
passaggio da una situazione a un punto finale, forse inevitabile.
Di solito perciò si usa per illustrare l'inevitabile conclusione
(quasi sempre negativa) che è conseguenza di un certo comportamento.
Del resto il verbo finire si usa con significato analogo anche in
forme non passive come è finito male, è finito a fare il ladro,
è finito in
una brutta situazione.
Le costruzioni passive con finire ammettono la presenza di un
agente spesso introdotto dalla preposizione "da":
- è finito dimenticato (da tutti)
- è finito ucciso (dai suoi nemici)
- è finito schiacciato (dal peso delle sue responsabilità)
Il verbo finire come
ausiliare per la formazione del passivo può essere utilizzato
solo con un numero limitato di verbi. In particolare:
abbandonare, battere, condannare, dimenticare, distruggere,
escludere, espellere,
intrappolare, intercettare, schiacciare, sconfiggere, seppellire,
umiliare. A questi si aggiungono parecchi verbi che si
riferiscono a una morte violenta: assassinare, avvelenare,
fucilare, giustiziare, impiccare, linciare, massacrare, trucidare.

RIMANERE (restare)
è rimasto ferito, sono rimasti
offesi, è rimasto molto danneggiato, sono rimasto piacevolmente sorpreso.
Tutte queste forme sono agevolmente sostituibili con quelle
basate sul verbo essere: è stato ferito, sono stati offesi, è stato molto danneggiato, sono stato piacevolmente sorpreso.
La forma con rimanere però esprime meglio il
permanere di uno stato come conseguenza di un determinato evento.
Di solito perciò si usa per illustrare una condizione, perenne o
comunque duratura, che è conseguenza di un certo fatto.
Del resto il verbo rimanere si usa con significato analogo anche in
forme non passive come ci sono rimasto male, è rimasto
perplesso.
Le costruzioni passive con rimanere di solito ammettono la presenza di un
agente introdotto dalla preposizione "da", ma questo
agente è quasi sempre una causa e non una persona.
- è rimasto ferito (da un'esplosione)
- sono rimasto offeso (dalle parole)
- sono rimasto sorpreso (da un comportamento)
La causa può essere indicata, invece che da un agente introdotto
dalla preposizione "da", anche da un complemento diverso (è
rimasto bloccato nel traffico, è rimasto ucciso durante
una sparatoria, è rimasto coinvolto in una dimostrazione)
Il verbo rimanere come
ausiliare per la formazione del passivo può essere utilizzato
solo con un numero limitato di verbi. In particolare: bloccare,
coinvolgere, colpire, danneggiare, distruggere, escludere, ferire, implicare,
impressionare, imprigionare, incastrare,
intrappolare, invischiare, mutilare, offendere, schiacciare,
sorprendere, uccidere.
SENTIRSI
si è sentito mortificato, ci siamo sentiti
avvantaggiati, si sono sentiti esclusi.
Tutte queste forme sono di solito sostituibili con quelle
basate sul verbo essere: è stato mortificato, siamo stati avvantaggiati, sono stati esclusi. .
La forma con sentirsi però esprime meglio il senso di
percezione di un sentimento provocata da un determinato fatto.
Di solito perciò si usa per illustrare una "emozione" che è
conseguenza di un certo accadimento.
Del resto il verbo sentirsi si usa con significato analogo anche in
forme come mi sento bene, si sente in forma, ci
sentiamo nello stato d'animo giusto.
Le costruzioni passive con "sentirsi" ammettono la presenza di un
agente introdotto dalla preposizione "da", agente che
può essere sia una persona sia la causa della percezione.
- mi sono sentito offeso (da alcune parole)
- ci siamo sentiti esclusi (da loro)
Il verbo "sentirsi" come
ausiliare per la formazione del passivo può essere utilizzato
solo con un numero limitato di verbi. In particolare alcuni in
comune con quelli che possono avere il passivo con "rimanere":
bloccare, coinvolgere, danneggiare, escludere, ferire, giustificare, implicare, incastrare,
intrappolare, manipolare, offendere, schiacciare. Quando c'è il verbo
sentire però quasi alcuni di questi verbi devono avere un valore figurato
(mi sono sentito ferito da alcune parole, non da una pallottola).
Altri verbi che possono avere come ausiliare passivo
sentirsi" sono in comune con i verbi retti dall'ausiliare
finire: abbandonare, battere, dimenticare, distruggere,
sconfiggere, umiliare.
Sono esclusi però i verbi che si
riferiscono a una morte violenta: non ci si può sentire
assassinati o linciati (a meno che non vogliamo dare a questi
verbi un valore figurato).
TROVARSI
ci siamo trovati costretti, ci siamo trovati circondati, mi sono
trovato coinvolto.
Tutte queste forme sono di solito sostituibili con quelle
basate sul verbo "essere": siamo stati costretti a
reagire, siamo stati circondati dai nemici, sono stato coinvolto in
una situazione.
La forma con "trovarsi" (in qualche modo simile a quella
con "sentirsi") dà però alla frase una forte caratteristica di
evento inaspettato, mostra la percezione di una sorpresa.
Di solito perciò si usa per illustrare una certa "impreparazione" ad
accettare le conseguenze di un certo accadimento.
Del resto il verbo trovarsi si usa con significato analogo anche in
forme come mi sono trovato a gestire una situazione difficile,
mi
trovo in ballo e devo ballare.
Le costruzioni passive con trovarsi ammettono la presenza di un
agente introdotto dalla preposizione "da", agente che
può essere sia una persona sia la causa della percezione.
- mi sono trovato costretto (dalla situazione)
- mi sono trovato circondato (dai nemici)
Il verbo trovarsi come
ausiliare per la formazione del passivo può essere utilizzato
solo con un numero limitato di verbi, molti in comune
con quelli che possono avere il passivo con finire, rimanere o
con sentirsi: abbandonare, battere, bloccare, coinvolgere,
danneggiare, dimenticare, distruggere, escludere, ferire, implicare,
incastrare,
intrappolare, offendere, schiacciare, sconfiggere, umiliare.
Sono esclusi i verbi che si
riferiscono a una morte violenta: non ci si può trovare fucilati
o giustiziati (ma ci si può trovare condannati a morte)
VEDERSI
si è visto obbligato, ci siamo visti emarginati
, si sono visti respinti.
Tutte queste forme sono di solito sostituibili con quelle
basate sul verbo "essere": è stato obbligato, siamo stati emarginati, sono stati respinti.
La forma con "vedersi" però esprime con precisione la
presa di coscienza da parte di chi parla di un fatto o di una
situazione che probabilmente durerà nel tempo.
Le costruzioni passive con
vedersi
di solito ammettono la connessione con un agente.
- mi sono visto costretto (dalla situazione)
- mi sono visto emarginato (da tutti)
Il verbo vedersi come
ausiliare per la formazione del passivo può essere utilizzato
solo con un numero limitato di verbi. In particolare:
abbandonare, calpestare, condannare,
costringere, danneggiare, emarginare, escludere,
espellere, impedire, imprigionare, obbligare,
respingere, scavalcare, schiacciare,
soppiantare, sostituire, spiazzare, tagliar
fuori, umiliare.
UN
AUSILIARE SPECIALE: "ANDARE"
Le costruzioni ANDARE +
PARTICIPIO PASSATO hanno in italiano la possibilità di esprimere due
significati diversi fra loro (e quindi per uno straniero non è
sempre facile identificare il valore giusto da attribuire a questa
costruzione).
VALORE 1
tutto il mio lavoro ora va sprecato, Villa Palombara a Roma è
andata distrutta alla fine dell'Ottocento, i documenti di quella
antica biblioteca erano andati smarriti.
In questi casi la costruzione andare+ participio passato
sottolinea il processo di perdita di qualche cosa, la duratività di
questo processo e anche la sua casualità, la sua incidentalità.
Il mio lavoro è andato sprecato
si differenzia da il mio lavoro è stato
sprecato perché permette di immaginare genericamente il "periodo" in cui lo
spreco avviene progressivamente. "E' stato
sprecato" è invece un dato di fatto, concluso.
I
documenti di quella biblioteca andarono
smarriti (nel corso dei secoli!) si differenzia da i documenti di quella antica
biblioteca furono smarriti o i
documenti di quella antica biblioteca vennero
smarriti perché di nuovo la costruzione con andare
sottolinea la progressione della perdita e anche la sua casualità.
Un'altra differenza importante fra il passivo con la costruzione
andare+participo e quella con essere o venire è
poi legata al fatto che con andare+participio non è
possibile indicare un agente e la forma resta sostanzialmente
impersonale, senza l'indicazione di un responsabile.
Villa Palombara è andata distrutta
è una frase che rende impossibile identificare il distruttore.
Villa Palombara è stata distrutta
ammette invece un agente introdotto dalla preposizione
"da": la villa è stata distrutta (dai
piemontesi).
In conclusione bisogna ancora dire che la costruzione
andare+participio con questo valore attira in particolare il
passato remoto e il passato prossimo. E' comunque possibile
anche con altri tempi, ma non si usa con il trapassato remoto.
Il significato stesso di questa costruzione restringe fortemente i
verbi con cui può essere utilizzata. Ricordiamo in particolare:
accantonare,
bruciare,
buttare, dimenticare, disperdere, distruggere, perdere,
smarrire,
spendere,
sprecare,
e anche vendere.

VALORE
2
la verità va detta, il tabacco va evitato, la storia romana va
studiata, i debiti vanno saldati.
In queste frasi il valore di andare+participio passato è
completamente differente da quello illustrato prima.
Qui esprimiamo una necessità o addirittura un dovere: diciamo in
pratica che una certa cosa deve essere fatta. Più in dettaglio
possiamo dire che con questa frase diamo per scontata una necessità,
stabiliamo un obbligo senza imporlo esplicitamente a chi ci ascolta.
Anche con questo valore di andare+participio passato non si usa un
agente specifico, ma in generale si dà per sottinteso un generico
"da tutti" o in frasi negative un generico "da nessuno":
- Certe parole non vanno mai dette (da nessuno)
- Le idee diverse dalle nostre vanno rispettate (da tutti noi)
Il "valore 2" di questa
costruzione ne permette l'uso, nei tempi semplici escluso il
passato remoto, con la quasi totalità dei verbi
transitivi senza particolari restrizioni di significato:
l'alcool va bevuto con moderazione, i contratti vanno scritti,
quel film andava visto, questi accordi andranno
riconsiderati ecc. ecc.
SOVRAPPOSIZIONE DI VALORI
Il denaro va disperso:
in questa frase quale valore bisogna attribuire alla costruzione
andare+participio passato?
Valore 1 = il denaro si perde continuamente e progressivamente
Valore 2 = il denaro deve essere disperso
Anche se la prima soluzione sembra più probabile della seconda,
dobbiamo ammettere che questa frase, decontestualizzata, non può
essere interpretata con sicurezza. Come diceva un noto linguista il
significato si può intuire solo conoscendo il responsabile
dell'affermazione: se a pronunciare la frase è stato infatti il
ministro dell'economia probabilmente dovremo prendere per buono il
valore 1. Ma se la stessa frase è detta da San Francesco
forse il valore 2 è quello più probabile.
Lo stesso problema potremmo trovarlo in frasi come il tempo va
perso, i libri vanno bruciati o i vecchi mobili vanno buttati
nelle quali potremmo trovare facilmente la possibilità di un doppio
senso (anche se il buon senso naturalmente ci guiderebbe nella
direzione giusta).
Tutti i verbi
citati:
abbandonare,
accantonare,
assassinare, avvelenare, battere, bloccare,
bruciare, buttare, coinvolgere,
calpestare, colpire, condannare,
coinvolgere,
costringere, danneggiare,
dimenticare, disperdere, distruggere, dimenticare,
emarginare, escludere,
espellere, ferire,
fucilare, giustiziare,
impedire, impiccare,
implicare, impressionare, imprigionare,
incastrare, intercettare, intrappolare,
invischiare, linciare, mutilare, obbligare,
offendere, perdere, respingere, scavalcare, schiacciare, sconfiggere,
seppellire,
smarrire, soppiantare, sorprendere, sostituire, spendere, spiazzare,
sprecare, tagliar
fuori, trucidare, uccidere, umiliare, vendere.
* Nota tecnica: Siamo
perfettamente consapevoli delle discussioni linguistiche relative a
questo argomento: la "passività" di molte forme che abbiamo qui
illustrato può certamente essere messa in dubbio. Tutte le
costruzioni legate a sentirsi, vedersi e trovarsi
effettivamente sono legate a un "soggetto senziente" e questo in
qualche modo fa traballare l'idea che si tratti di un passivo.
D'altra parte anche le forme con andare possono essere
associate più a un discorso sulle forme impersonali che non a quello
sul passivo anche se è ben nota la stretta relazione tra le due
questioni.
Tuttavia per noi, qui, non è questo il tema: ci rivolgiamo a un
pubblico di stranieri che studiano l'italiano e quello che ci
premeva era soltanto illustrare dei costrutti spesso trascurati
dalle grammatiche. Per questioni di categorizzazione o di
nomenclature grammaticali naturalmente rimandiamo i lettori a sedi
più adatte.
** Una corposa bibliografia
sull'argomento in Passive
auxiliaries in Italian FL didactics, di
Anna Grochowska-Reiter, in Studia Romanica Posnaniensia
47/2 (2020): 33-46, Università Adam Mickiewicz, Poznań 2020, dal
quale questa pagina prende molti spunti.
|