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  COME NASCE QUESTA LISTA? 
 Come abbiamo già fatto per presentare la lista dei 
			
			primi 111 verbi, 
			anche stavolta spendiamo due parole sul "sistema" seguito 
			per ricavare questi (e non altri) 333 sostantivi.
 
			Il Lessico di frequenza dell'italiano 
			parlato (noto come "Lip", di De Mauro, Mancini, Vedovelli, 
			Voghera, Etaslibri 1993) è stato il punto di partenza. Ricordiamo ancora una volta che questo testo, assolutamente fondamentale per chi insegna italiano, 
			ci propone, elencandoli in ordine di frequenza d'uso, i lemmi 
			fondamentali della nostra lingua. Selezionando i primi sostantivi abbiamo immediatamente un'ottima base per 
			organizzare il nostro lavoro.
 
			Bisogna ora dire che fra i primi 300 sostantivi 
			del Lip sono ben pochi quelli che a nostro avviso non dovrebbero far 
			parte del bagaglio lessicale di uno studente di italiano.Ma c'è un ma: quando si apprende una lingua non è detto che gli 
			argomenti trattati e in particolare  il lessico adeguato a questi argomenti 
			debba corrispondere in modo "cieco" a una frequenza d'uso lessicale 
			dell'italiano calcolata su un corpus riferito al parlato quotidiano.
 
 Lo straniero che si avvicina a una lingua prima di tutto sarà 
			portato a sfruttare quel lessico internazionalizzato che già conosce 
			(per l'italiano possiamo pensare a parole facilmente comprensibili 
			come studente, telefono, euro, computer ecc; o a parole italiane di 
			ampia diffusione come ciao, bambino, 
			spaghetti, pizza ecc.).
 Poi certamente imparerà parole collegate alla sopravvivenza 
			quotidiana (i numeri, i nomi dei giorni, dei mesi, il modo per indicare 
			l'orario con parole come mezzogiorno e mezzanotte  ecc.).
 
 Infine avrà bisogno di quel minimo di nomenclatura collegata ai 
			"campi semantici" più immediatamente utili:
 
 
										
											|  la casa (bagno, camera, cucina ecc.) 
  il corpo umano (bocca, 
											mano, naso ecc.) 
  i nomi per indicare familiari (madre, padre, 
											zio ecc.) 
  le festività importanti (ferragosto, natale, pasqua  ecc.) 
  i luoghi cittadini (banca, 
											museo, ristorante ecc.) 
  i termini dell'alimentazione (pane, pasta, sale ecc.) 
  alcuni materiali (ferro, legno, vetro ecc.) 
  termini riferiti alla natura o agli agenti atmosferici  
			(albero, mare, montagna, pioggia ecc.) 
  oggetti di uso quotidiano (bottiglia, orologio, telefonino ecc.) 
  modi per indicare persone anche a seconda del loro 
											lavoro 
			(donna, dottore, studente, uomo ecc.) 
  mezzi di trasporto (aereo, taxi, 
											treno ecc.) 
  qualche capo di vestiario (giacca, 
											pantalone, vestito  ecc.) | 
							
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											|  gli animali domestici più frequenti in una determinata società  
			(nel nostro caso certamente cane e gatto) 
  una serie di nomi, astratti o comunque non legati a campi semantici 
			specifici (domanda, fame, problema, traffico, viaggio ecc.) |  
 
											
												| In 
												sostanza, se non ragioniamo in 
												termini di esperienza di 
												insegnamento e di "campi 
												semantici" fondamentali, e se ci 
												basiamo solo su criteri 
												statistici, rischiamo "paradossi 
												didattici" piuttosto buffi. 
 Dovremmo infatti insegnare il 
												nome del mese di giugno (ruolo 
												Lip: 791) in un corso per 
												principianti, ma aspettare 
												almeno un corso di livello B1 
												per parlare del mese di 
												novembre (ruolo Lip 2284). 
												Il mese di maggio (ruolo 
												Lip 895) potremmo citarlo 
												anche in un corso A1 ma senza 
												riferimenti alla stagione della
												primavera (ruolo Lip 
												4747) che andrebbe nominata 
												solo in un corso C1 o C2.
 Potremmo poi insegnare 
												certamente i giorni della 
												settimana tutti insieme in 
												un corso elementare: ma per 
												rispettare la statistica 
												potremmo distribuirli non 
												secondo la loro sequenza 
												temporale ma secondo la loro 
												frequenza d'uso: domenica, 
												lunedì, sabato, giovedì, 
												martedì, mercoledì, venerdì 
												(a proposito... chissà perché si 
												parla così poco del venerdì?)
 Sarebbe legittimo festeggiare in 
												un corso A2 le feste di 
												Natale (Lip 1396) e 
												di Pasqua (Lip 1588), 
												ma solo a livelli di altissima 
												specializzazione potremmo 
												mascherarci per Carnevale, 
												divertirci a Ferragosto o 
												fare i botti a Capodanno, tutte e tre festività attestate 
												al ruolo Lip 6505.
 
 Avremmo poi seri problemi con le 
												femministe: se infatti zio 
												e zia viaggiano quasi a 
												pari merito (1924 il primo e 
												1884 la seconda), così come 
												a pari merito sono anche 
												signore (192) e 
												signora (188), il 
												professore batte però la 
												professoressa 387 a
												1063, il figlio 
												batte la figlia 263 
												a 1284, il cameriere 
												maschio ha un rango Lip al 
												numero 6505 (non buono 
												certo) ma la cameriera 
												femmina è addirittura assente, 
												così come è assente il 
												lemma studentessa, mentre
												studente sta nella 
												lusinghiera posizione numero 
												706.
 I diritti dei lavoratori sono 
												infine mortalmente feriti dalla 
												presenza di lavoratore al 
												ruolo 516 contro 
												lavoratrice al ruolo 4495 
												(con un differenziale, anzi, 
												con uno spread si direbbe 
												oggi, di ben 3979 punti!: roba 
												da default!).
 Le donne possono consolarsi solo 
												con il netto e significativo 
												vantaggio della parola 
												suocera (3368) su 
												suocero (5732). E c'è 
												poco da vantarsene.
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			 Per questo motivo, attraverso una serie di suggerimenti ricavati 
			dal Lessico Fondamentale del Vocabolario 
			di base di De Mauro e dal 
			Corpus e Lessico di Frequenza dell'Italiano Scritto (CoLFIS) 
			abbiamo quindi individuato i sostantivi che 
			appartengono ai campi semantici che ci interessavano e li abbiamo "promossi" a 
			un ruolo più alto rispetto a quello previsto nel Lip; abbiamo declassato 
			nello stesso tempo i sostantivi presenti nel Lip che non 
			rispondevano alle nostre esigenze e abbiamo anche inserito qualche 
			lemma non presente nel repertorio dei Dizionari di Frequenza.
 
 Con questa manipolazione che senza dubbio ha dato al criterio 
			esperienziale importanza non inferiore di quella data al criterio 
			statistico, abbiamo quindi raggruppato 333 sostantivi che ci 
			sembrano essere decisamente più adeguati al pubblico di studenti di 
			italiano di quanto non sarebbero stati i primi trecento nomi del Lip 
			se fossero stati estratti in modo meccanico e senza aggiustamenti.
 
 
		
		 RISPOSTA A 
			UNA SERIE DI PROBABILI PERCHÉ (OVVERO UN MODO PER SPIEGARE ALCUNE SCELTE)
 
			Perché inserire una 
			parola così poco significativa come andata (Lip: 
			4024)?
 Per diversi motivi: prima di tutto perché è facile da comprendere 
			dato che gli studenti principianti imparano molto presto il verbo 
			andare; poi perché l'espressione "andata e ritorno" 
			fa parte del lessico utile ai viaggiatori. Per lo stesso motivo 
			abbiamo promosso lemmi come aeroporto (2705), 
			binario 
			(2368), porto 
			(4837), e anche  taxi 
			(4011), fermata 
			(6505), metropolitana 
			(4809, tram 
			(6505); e sempre per lo stesso motivo 
			nazionalità 
			(5357) e visto 
			(4922),
 
			Perché promuovere o anche 
			inserire così tante parole legate alla gastronomia (come tiramisù
			che nel Lip non compare nemmeno)? 
										
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			I termini legati alla gastronomia nel 
			Lip compaiono poco o in un rango che li vorrebbe a bassa frequenza 
			d'uso. In realtà questo risultato ci pare dipendere solo dal fatto 
			che, naturalmente, parole come spaghetti o tiramisù non fanno parte 
			dei quotidiani argomenti di conversazione.Nello stesso tempo però va detto che il mangiare è una piacevole ma 
			anche necessaria attività quotidiana di chi viaggia all'estero. E come se non 
			bastasse è dimostrato che se una volta l'Italia esportava all'estero 
			termini legati all'arte (affresco) o alla musica (adagio), negli 
			ultimi decenni, che ci piaccia o meno, l'esportazione lessicale 
			maggiore si è avuta per quel che riguarda termini legati alla 
			cucina. Si tratta perciò di parole quasi sempre molto riconoscibili 
			da parte di studenti stranieri. Quindi, oltre a tiramisù (che è 
			forse attualmente una delle più esportate) abbiamo promosso o 
			inserito 
			bistecca (5419), bruschetta 
			(assente), caffelatte (assente), cappuccino 
			(6505), cioccolata (6505), cornetto 
			(6505), gelato (4812), insalata (2394),
			latte (2351), 
			minestra 
			(assente), minestrone 
			(6505), olio 
			(2279), pizzeria 
			(3426), pollo 
			(3460), pomodoro 
			(3073), salame 
			(assente), spaghetti 
			(6505), 
			tortellini 
			(assente), zucchero 
			(4207).
 
			Perché nel Lip una parola 
			"importante" come bottiglia compare in posizione così poco 
			rilevante (2556)?
 Perché si tratta di parola che De Mauro 
			chiama ad alta disponibilità e non alta frequenza d'uso: il 
			Lip è stato costruito in base a conversazioni quotidiane registrate. 
			Semplicemente in quelle conversazioni... non si parlava di 
			bottiglie. È proprio questo il motivo per il quale abbiamo qui 
			"recuperato", oltre a bottiglia, parole come cameriere 
			(6005), camicia (2206), capodanno 
			(6505), coltello (6505), Ferragosto 
			(6505), finestra (2128), , giacca 
			(2860), moda (2424), monumento (4583),
			museo (2335), neve (2339), noia 
			(4054), orologio (2412), pantalone 
			(4269), passeggiata (3545), penna 
			(2131), pioggia (2230), scarpe (2072),
			sedia (2682), sesso (3240), 
			spiccioli (4387), tazza (2292), turista 
			(5253).
 Un po' diverso è forse il discorso per quel che riguarda 
			carta di credito (assente), oggetto ancora poco usato 
			quando il Lip è stato scritto; telefonino (4700) e
			euro (assente) invece a quei tempi non erano 
			ancora stati inventati.
 
			Perché in questo repertorio di 
			333 sostantivi è inserita la parola pantalone ma manca la parola 
			gonna?
 C'è pantalone  ma non c'è gonna. Ci sono mafia 
			e ndrangheta ma non c'è camorra. C'è chiesa ma 
			non ci sono moschea e sinagoga. Volevamo fornire un 
			lessico di base il più ristretto (e facile) possibile e per questo 
			abbiamo fatto delle scelte. Per ogni parola mancante (e non si 
			tratta solo di quelle dette ora) abbiamo seguito un qualche 
			criterio: pantalone è più frequente di gonna (anche 
			perché i pantaloni possono essere indossati da uomini e donne). La
			Ndrangheta in questi anni ha assunto un ruolo speciale nella 
			criminalità rispetto a quello della Camorra. La chiesa 
			è legata alla tradizione italiana e per questo, non per devozione, l'abbiamo 
			inserita nella lista. Ovvio che insegnando Italiano in Iran si userà 
			la parola moschea così come è ovvio che a Napoli si parlerà 
			di Camorra, in India di monsoni e in Norvegia prima o 
			poi si parlerà di Nynorsk (che nemmeno ha una traduzione in 
			italiano). Il nostro lessico di 333 sostantivi è solo uno strumento 
			e un punto di riferimento generale, non un vangelo.
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  A CHI 
				PUÒ SERVIRE QUESTA LISTA? 
 Prima di tutto agli insegnanti. Un repertorio lessicale di 
		base può infatti tornar loro utile per la preparazione 
				di esercizi e di test di verifica (in pratica, se uno studente 
				sostiene un test di conoscenza dell'italiano di livello A1 secondo i criteri del Common European Framework of Reference 
				for Languages, dovrebbe muoversi con estrema dimestichezza 
				fra i significati, le forme e gli usi di questi 333 sostantivi: 
		anzi, qualora non fosse così sarebbe forse il caso di domandarsi se nel 
		metodo di insegnamento non ci sia qualcosa da rivedere).
In secondo luogo agli studenti stessi: 
				con una rapida occhiata alla lista potranno facilmente 
				rendersi conto da soli se sono in grado di comprendere il 
				significato principale di questi nomi e se ne conoscono l'uso 
				più comune 
  IN CHE MODO PROPONIAMO 
				QUESTA LISTA?
 Per rendere agevole l'uso (anzi, gli 
				usi) di questi 333 sostantivi, abbiamo pensato di disporli in 
				più liste, ciascuna delle quali potrà offrire a insegnanti e 
				studenti diversi suggerimenti di tipo linguistico e didattico.  
				 Lista generale in ordine alfabetico La prima lista è quella in ordine 
				alfabetico. Contiene quindi tutti e 333 i sostantivi corredati 
				da un piccolo apparato di indicazioni: articolo, forma plurale 
				(con articolo anch'essa), genere maschile o femminile e in qualche 
				caso il doppio genere (una parola come nipote può essere 
				ad esempio sia maschile che femminile).Per soddisfare l'esigenza dei 
				più interessati ai criteri statistici indichiamo nell'ultima 
				colonna anche il numero di 
				ruolo che ciascun sostantivo da noi indicato occupa nel Lip. 
				Quanto più il numero è alto tanto più si intuisce che noi abbiamo 
				"promosso" quel nome a un posto più avanzato nella graduatoria 
				di frequenza. Quando il numero è basso (diciamo all'incirca sotto il 
				1200) 
				significa che anche il Lip indica quel sostantivo come ad 
				altissima frequenza d'uso e quindi le "nostre" valutazioni 
				combaciano.
 
				 Liste  
				per "terminazione" Dei nostri 333 sostantivi circa il 70% 
				termina al con -o e con -a (nel primo caso nomi maschili che 
				escono in -i al plurale e nell'altro femminili che al plurale 
				terminano con -e). Si tratta quindi di quel 70% di sostantivi 
				che per la loro "regolarità" non dovrebbero creare particolari 
				problemi agli studenti.Diverso è il discorso per quanto che 
				riguarda quel 30% di sostantivi che terminano con -e (plurale 
				-i) e che possono essere sia maschili che femminili. Qui i 
				problemi di concordanze vocaliche fra sostantivo e aggettivo 
				sono sempre più rilevanti, giacché ben poche sono le "spie" che 
				possono fare intuire il genere di un nome in -e. Per questo abbiamo 
				elencato in una seconda lista tutti i nomi in -e separando i 
				maschili dai femminili. Una lista che potrebbe far comodo a 
				insegnanti nel caso di preparazione di test o esercizi ma 
				soprattutto agli studenti che hanno così un punto di riferimento 
				"utile" per autovalutare le proprie conoscenze.
 Nella stessa lista si trovano anche i piccoli elenchi di nomi 
				con terminazioni "speciali": i nomi in consonante e quelli 
				accentati (sempre invariabili), i nomi che terminano con -ì e 
				con -ù (assai scarsi per la verità), i nomi maschili in -a e 
				quelli femminili in -o (anche qui pochissimi casi).
 
				 Liste  
				per "particolarità del plurale" 
										
											| Le complicazioni nella formazione del 
				plurale sono quasi sempre di tipo ortografico, collegate per lo più 
				alla pronuncia di c palatale o c gutturale e alle 
				funzioni dei grafemi -i e -h. La nostra lista non vuole (o non vorrebbe) essere utilizzata 
				come "materiale di studio" (non crediamo infatti che sia 
				particolarmente utile per gli studenti memorizzare i singoli 
				casi in questione), ma solo come quadro per "inventarci" regole 
				grammaticali, o meglio, un sistema didattico, per non rendere 
				questi casi un insopportabile numero di eccezioni da 
				imparare.
 In sostanza dalla tipologia e dalla frequenza di questi casi 
				potremmo ricavare pochi suggerimenti molto semplici e pratici:
 - il plurale dei nomi in -ca e -ga è sempre 
				-che e -ghe (in pratica potremmo dire che si rispetta 
				il suono e non la grafia)
 - il plurale dei nomi in -co e -go può invece 
				essere incerto (ci/chi e gi/ghi): qui bisognerà 
				fare uno
 |  
											| sforzo di 
											memoria. La doppia -i nel plurale è riservata a pochissimi casi 
				(a uno in particolare: zio/zii); normalmente si usa una 
				sola -i (negozio/negozi) - quando il nome termina con -cia o -gia... 
				diciamo che è normale avere problemi (succede anche agli 
				italiani!): la grafia vuole infatti che in alcuni casi il 
				plurale sia -ce e -ge. In altri -cie e -gie.
 Per quanto riguarda questi primi sostantivi però basterà notare 
				che i nomi che terminano con -ccia e -ggia non fanno uso 
				di vocale -i- nella formazione del plurale.
 Per degli studenti 
				principianti questo potrebbe bastare (e avanzare).
 Questi 333 sostantivi, assommati ai
				
				111 verbi 
				italiani di base, costituiscono un repertorio di 444 
				lemmi "essenziali" che ci auguriamo possa esservi utile nel 
				vostro lavoro. | 
							
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