IL DECAMERON DI GIOVANNI BOCCACCIO
RIDUZIONE E ADATTAMENTO DI TRENTA NOVELLE

di Roberto Tartaglione
Perugia edizioni, 1994
 
 
 
 


Le novelle del Decameron mantengono ancora oggi inalterata la loro godibilità che è frutto di un'abilità narrativa forse ineguagliabile. Proprio per questo intervenire sulla lingua di Boccaccio è - ce ne rendiamo ben conto - un crimine di lesa maestà. Ma c'è un ma: anzi, più d'uno.
In primo luogo va detto che l'adattamento delle novelle rende accessibile la lettura di brani che oggi possono presentare qualche difficoltà sia per il lessico un po' arcaico sia per qualche struttura sintattica di una certa complessità. Insomma, lo stile di Boccaccio non risponde certo alle regole dello scrivere "internettiano".
In secondo luogo ci sentiamo meno colpevoli proprio grazie a Boccaccio stesso il quale, parlando del suo Decameron, sottolinea che si tratta di un'opera che oggi definiremmo "di evasione": renderne più agevole la lettura significa perciò in qualche modo rivitalizzare questa sua caratteristica, fermo restando il fatto che filologi e storici della lingua hanno sempre a disposizione il testo originale per portare avanti i loro studi sulla lingua Toscana del Trecento.
Infine va detto che l'intervento sulla narrazione di Boccaccio è stato da parte nostra in molti casi assai lieve, e non tanto per rispetto verso l'autore, quanto per il fatto che spesso le soluzioni stilistiche e sintattiche dell'originale si sono mostrate di grande attualità.
Forse ancora altre cose dovrebbero essere dette a proposito di questo adattamento: ma poiché Boccaccio al termine della sua opera ha scritto una conclusione dell'autore per rispondere alle più probabili domande che i suoi lettori (anzi, le sue lettrici) avrebbero potuto porgli, a quella conclusione rimanda anche l'autore di questa riduzione.