Matdid: Materiale didattico di italiano per
stranieri aggiornato ogni 15 giorni a cura di Roberto
Tartaglione e Giulia Grassi - Scudit, Scuola d'Italiano
Roma
Crollato Berlusconi (padre-padrone del PDL, Il Popolo delle
Libertà), deve dare le dimissioni anche Umberto Bossi,
leader della Lega Nord, travolto da scandali economici e
clientelari.
L'Italia è a una svolta?
Ma no, tranquilli! Siamo il paese del "Se vogliamo che tutto
rimanga com'è, bisogna che tutto cambi" e quindi non ci
lasciamo impressionare facilmente dall'italiano elegante dei
ministri "tecnici", da qualche leader ultra-settantenne che
dà le dimissioni, dalla Guardia di Finanza che controlla
come mai il proprietario di un aereo privato e di una
dozzina di palazzi dichiara alle tasse di essere
disoccupato.
Ma non è questo l'argomento della lettura.
Il fatto è che dopo le dimissioni di Umberto Bossi la nostra
classe politica di Gattopardi ha voluto manifestare una
specie di rispetto e apprezzamento per il vecchio leader che
abbandona la sua carica,
riconoscendogli il ruolo importante
avuto in questi anni e perfino la grande serietà mostrata
dimettendosi appena lo scandalo è scoppiato. Pochi hanno
infierito sul boss ormai vinto. Fra questi pochi Piergiorgio Odifreddi: ha scritto sul giornale Il Fatto
Quotidiano un articolo in cui - senza nessuna pietà per
Umberto Bossi , vecchio, malato e dimissionario - dichiara
fuori dai denti il disprezzo per l'uomo e per la sua
politica.
Ma non è questo l'argomento della lettura.
L'argomento della lettura è linguistico, come sempre.
Guardate quindi la lingua di Piergiorgio Odifreddi.
Imparerete un sacco di modi e di termini per offendere
qualcuno che veramente non vi piace... senza dire parolacce
Fine di un
troglodita di Piergiorgio Odifreddi
Il Fatto Quotidiano, 2 aprile 2012
Finalmente esce di
scena, travolto dagli scandali, uno dei tribuni del popolo
più rozzi e imbarazzanti che abbia mai avuto il nostro
paese, che pure ci ha fatto ripetutamente vergognare per la
levatura personale, morale e politica della sua classe
dirigente.
Umberto Bossi ha
incarnato per venticinque anni l’anima più rudimentale,
ignorante e becera dell’italiano medio. E la Lega Nord ha
rappresentato gli interessi più provinciali, conservatori e
qualunquisti di una piccola (anzi, piccolissima) borghesia,
degnamente rappresentata dal suo indegno leader.
Quello che molti indicavano come un “politico
finissimo” era ed è, in realtà, soltanto una persona
sgradevole e volgare, i cui unici argomenti
dialettici non andavano oltre il dito medio
continuamente alzato verso l’interlocutore, e il vaffanculo
continuamente biascicato come un mantra.
Il cosiddetto
“programma politico” della Lega, d’altronde, era all’altezza
di questa bassezza, e si limitava al protezionismo nei
confronti dei piccoli commercianti e dei piccoli coltivatori
e allevatori diretti, condito da anacronistici proclami per
la secessione e l’indipendenza di una fantomatica Padania.
Le patetiche
cerimonie a Pontida, e le ridicole simbologie solari o
guerriere, rimarranno nella storia del kitsch, a perenne
ricordo delle camicie verdi: versione di fine secolo delle
camicie nere o brune della prima metà del Novecento, e ad
esse accomunate dall’ottuso odio razziale e xenofobo.
Che un movimento e
un leader di tal fatta abbiano potuto raccogliere i consensi
di una parte consistente della popolazione del Nord Italia,
era ed è un’ironica smentita della sua supposta superiorità
nei confronti di “Roma ladrona” e del “Sud retrogrado”,
oltre che una testimonianza significativa del suo
imbarbarimento.
Come se non gli
fossero bastati luogotenenti quali Borghezio, Calderoli o
Castelli, negli ultimi tempi Bossi aveva lanciato e imposto
in politica il proprio figlio degenere. E’ un degno
contrappasso, il fatto che proprio le malefatte del rampollo
abbiano contribuito alla caduta del genitore. E, speriamo,
anche del suo movimento.
Padre e figlio
possono ringraziare la fortuna che li ha fatti nascere in
Italia, e non in Iraq o in Libia, anche se entrambi hanno
contribuito a far regredire il nostro paese al livello di
quelli. Non li vedremo dunque trascinati nella polvere, e
giustiziati sommariamente: ci accontenteremo, o
accontenteremmo, di vederli sparire con ignominia dalla
politica e dalle nostre vite. Anche se le grida di “tieni
duro” da parte dei loro sostenitori ci fanno temere
parecchio al riguardo.
Nota linguistica: qualcosa
sul lessico "offensivo" di questo testo
troglodita: uomo
delle caverne
tribuno del popolo: si dice anche "capo-popolo", in
senso negativo per la sua connotazione populistica
rozzo: selvatico, senza educazione e cultura,
così tanto da mettere in imbarazzo
la levatura: levatura (potremmo
anche dire "lo spessore") è il livello, in questo caso
bassissimo, personale, morale e politico
becero: di basso livello,
maleducato fino a essere in pratica animalesco
qualunquista: nel dopoguerra nasce il partito dell'"Uomo Qualunque". Il
qualunquismo è l'ideologia di quel partito che non crede
proprio nei partiti, l'ideologia di chi
mostra totale sfiducia nella politica e sostiene posizioni
un po' semplicistiche del tipo "sono tutti ladri, uno vale
l'altro, la politica è una cosa sporca" ecc.
argomenti dialettici non andavano oltre il dito medio
continuamente alzato verso l’interlocutore:
in particolare negli ultimi anni della sua attività Umberto
Bossi reagiva spesso alle domande dei giornalisti alzando il
dito medio o facendo pernacchie
il vaffanculo continuamente biascicato come un mantra: l'uso delle parolacce per mostrarsi "uomo del popolo".
L'ictus avuto nel 2004 ha però reso l'eloquio di
Umberto Bossi assai
poco chiaro, per cui i suoi "vaffanculo" erano più
"biascicati" che pronunciati (biascicare = pronunciare male,
in modo poco comprensibile, le parole)
il cosiddetto
“programma politico” della Lega era all’altezza di questa
bassezza: facile gioco di parole. Essere
all'altezza si usa normalmente per fare un complimento.
Ma essere all'altezza di una bassezza certo complimento non
è
anacronistici proclami per la secessione e l’indipendenza:
anacronistici nel senso di fuori del tempo
una fantomatica Padania:
fantomatico (stessa radice della parola "fantasma") vuol
dire privo di concretezza, anzi, proprio inesistente
le patetiche
cerimonie a Pontida: si allude ai riti
(populisti) come il battesimo con la "sacra acqua del fiume
Po"
le ridicole simbologie solari o guerriere:
fra le cerimonie leghiste ci sono molti richiami a
(fantomatici) riti celtici
ottuso odio razziale e xenofobo:
ottuso significa stupido, ma proprio nel senso di incapace
di capire
un leader di tal
fatta: "di tal fatta" significa "di questo
tipo", "di questo livello". Si usa per fare un complimento
(Solo un uomo di tal fatta poteva riuscire a fare questo!) o
anche in modo ironicamente offensivo (Che cosa potevamo aspettarci da un
uomo di tal fatta?, cioè da un uomo così?)
figlio degenere:
degenere, letteralmente, che perde le qualità del suo
genere, della sua stirpe familiare. Pur non stimando Bossi, Odifreddi ritiene che il figlio Renzo (detto "il Trota") sia
perfino peggiore di lui
le malefatte del rampollo:
il rampollo etimologicamente significa "nuovo nato", giovane
figlio. Di solito si usa in senso negativo per indicare un
"figlio di papà"
ci accontenteremo, o accontenteremmo:
piccolo gioco di parole tra un futuro e il quasi simile
condizionale
ignominia: disonore,
vergogna. Una colpa che infanga il
nome
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